venerdì 26 settembre 2008

ALITALIA

Più o meno è finito il tormentone. Doveva fallire. Invece no. Non ce ne va mai bene una!

martedì 5 febbraio 2008

Monstre

Andare a votare con questa legge elettorale equivale a firmare una delega in bianco; in questo momento la delega è oltretutto a favore di soggetti il cui gradimento è al minimo storico dal dopoguerra ad oggi.
Un esercizio da pervertiti, il nostro. Comunque vada.

venerdì 1 febbraio 2008

A proposito di traders e mercati.

Caro Onado,
ho letto il suo articolo del 30 gen. sul SOLE in margine al caso SocGen.
Da operatore bancario di periferia
- che ha sperimentato sulla propria pelle le pressioni commerciali alle quali sono giunte le direzioni marketing affamate di up front ;
- che ha la netta sensazione che la "stangata" toccata a SocGen stia da tempo toccando - seppur spalmata e quindi quasi silente - a tante famiglie e/o imprese, piene di prodotti strutturati e/o derivati senza giustificativo sottostante,
- che è stufo di sentire oltretutto il top management parlare bene e ...razzolare stock options vergognose,
prendo volentieri nota delle Sue autorevoli macro-considerazioni, ma devo anche chiederLe: la deriva della finanza è da tempo sotto i Vostri occhi di osservatori tecnici: perchè aspettate che ci scappi il morto (5 mldi di perdita in una volta sola) per tirare fuori il rospo?
Ho apprezzato le pagine fisse di PLUS sui derivati, ma sono troppo asettiche, troppo anche per la ragion di stato del Vs giornale.
Grazie comunque per l'articolo. E occhio all'applicazione della MIFID.
Con stima
William Cattini
Trasmesso via mail a MO il 31 ge 08

lunedì 28 gennaio 2008

Supplenze

Si legge della penuria di supplenti nel sistema scolastico del nordest, da quando molti supplenti meridionali hanno preso a rientrare nei luoghi d'origne per non perdere l'inserimento nelle graduatorie di casa. Si dice che ciò è segno del malessere del mestiere d'insegnante.
Probabile. Ma è anche l'ennesimo segnale di come il "lavoro" sia ormai ridotto a mero fattore produttivo e voce di costo, per cui anche una funzione vitale quale l'insegnamento è di fatto lasciata in balia di budget, di mercato, di managers tagliacosti.
In Italia non abbiamo altra materia prima che non sia il lavoro: una risorsa e non una voce di costo. Inutile gridare al declino (ovviamente ex cathedra) se non partiamo da questo dato di fatto.

domenica 27 gennaio 2008

Another Golden Boy

Anche questa. Dovremmo credere che un giovanotto di 31 anni è riuscito a mettere a rischio la seconda banca francese per ca 5 mldi di euro, costringendola a chiudere in fretta e furia posizioni "di contrabbando" e a portare a casa la minusvalenza del secolo.
Tre giorni per dichiarare il rospo. Bastano per una infinità di manovre interne.
Sono curioso!

venerdì 25 gennaio 2008

Vacanza.

E' caduto il governo Prodi, sicuramente non il peggiore ma il più criticato, anche dal suo nostro interno.
Non abbiamo mai fatto lo sforzo di annotare il lavoro svolto da questo esecutivo, e questo esecutivo ha commesso un errore capitale, per i nostri giorni: non ha saputo comunicare.
Oggi capiamo, noi che a suo tempo l'abbiamo votato, il vuoto che si viene a creare. Siamo infatti sull'orlo di un orrido, al di la del quale, in sicurezza, ci sorridono gli impresentabili uomini del centro destra. Coraggio!

giovedì 24 gennaio 2008

Oggi questa lettera, della quale francamente non avrebbe dovuto essercene nemmeno bisogno, farà probabilmente scandalo in larga parte del mondo politico.
Siamo messi bene!
"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
Il Ministro delle Infrastrutture
al Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Prof. Romano PRODI
e, p.c., al Ministro della giustizia
On.le Prof. Romano PRODI
al Ministro dell’interno
on. prof. Giuliano AMATO
al Ministro degli affari regionali
on. Linda LANZILLOTTA
OGGETTO: Sospensione dalla carica di Presidente della Regione Siciliana dell’On.le
Salvatore Cuffaro.
come Ti è noto, il 18 gennaio scorso il Tribunale di Palermo ha pronunciato sentenza
di condanna per favoreggiamento e rivelazione di segreto nei confronti del Presidente della
Regione siciliana.
I fatti addebitati al Presidente Cuffaro ed accertati dal Tribunale con la sentenza di
primo grado, emergono nella loro estrema gravità, non solo per come attestato dalla pesante
pena irrogata (cinque anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici), ma
soprattutto in quanto si tratta di comportamenti di favoreggiamento e rivelazione di segreto
d’ufficio su indagini riguardanti affiliati mafiosi.
Al riguardo mi preme sottolineare due ordini di considerazioni.
In primo luogo, la condivisione sulle modalità per intervenire sulla vicenda, facendo
puntuale applicazione di quanto già l’ordinamento vigente impone. Infatti, al riguardo,
l’articolo 15, comma 4-bis della legge 19 marzo 1990, n. 55, prevede la sospensione di
diritto, anche in caso di condanna non definitiva, tra gli altri, per ipotesi di delitti di
2
favoreggiamento personale o reale, commesso in relazione ai delitti indicati nel comma 1,
lett. a) dello stesso articolo 15. Nel novero di tali reati figura, tra gli altri, quello previsto
dall’articolo 416-bis del codice penale, e cioè quello di associazione di tipo mafioso. Dagli
atti risulta che la condotta di favoreggiamento posta in essere dall’on.le Cuffaro è stata
riconosciuta dal Tribunale, sebbene in forma non specificamente aggravata, in favore di
affiliati alla predetta associazione, e pertanto comunque “in relazione” allo stesso titolo di
delitto, come espressamente richiede la disposizione normativa in esame.
Peraltro, anche la sopravvenuta abrogazione del citato articolo 55 ad opera
dell’articolo 274 del testo unico degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, ne ha comunque mantenuto salda la vigenza quanto ai (tra gli altri) consiglieri
regionali, come prevede il citato articolo 274, comma 1, lett. p).
Come è noto, il percorso istituzionale prevede, ai sensi dell’articolo 15, comma 4-ter
della legge n. 55 del 1990, che proprio il Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il
Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’interno, adotta il provvedimento che accerta
la sospensione. Tale esito, come è evidente, discende, per fatti di gravità così gravemente
acclarata, dall’esigenza di garantire, nelle more dell’accertamento giudiziale definitivo, la
tutela dell’interesse pubblico, leso dalla permanenza in carica e dallo svolgimento delle
relative funzioni istituzionali da un soggetto rispetto al quale è stato accertato il venir meno
di un requisito essenziale per continuare a ricoprire un ufficio pubblico elettivo.
Ma, soprattutto, mi preme mettere in evidenza una seconda considerazione.
Come Ministro della Repubblica, e soprattutto come cittadino, sono sconcertato dalla
reazione che ha caratterizzato il comportamento del Presidente della Regione Sicilia rispetto
alla sentenza che lo ha condannato e che, a chiunque abbia dignità e rispetto verso le
istituzioni, avrebbe dovuto suggerire soltanto di prendere la decisione di dimettersi e farsi da
parte per tutelare sopra ogni altra esigenza la necessità che le istituzioni pubbliche al cui
servizio esclusivo ciascuno dovrebbe operare, non rimangano anche indirettamente o
minimamente turbate o pregiudicate nella loro credibilità di fronte alla collettività da fatti di
tale estrema gravità.
Ritengo, pertanto, che il Governo non possa rimanere inerte rispetto alla vicenda in
questione e che sia indispensabile l’adozione di misure concrete, in conformità a quanto
previsto dall’ordinamento, volte ad assicurare il primato della legge ed il pieno rispetto del
principio di legalità, restituendo, in tal modo, credibilità ed autorevolezza alle istituzioni
dello Stato.
3
Non solo, in questa vicenda, emerge l’esigenza di dare integrale attuazione a quanto
già prevede l’ordinamento, come segnalato. Quanto soprattutto risulta impossibile non
provvedere con la massima urgenza.
Si tratta di un adempimento doveroso, per il rispetto che tutti dobbiamo alle istituzioni
e alla legge. Ma, ancora prima, per il debito morale che ancora dobbiamo saldare con le tante,
troppe vittime della mafia e con i loro congiunti, testimoni perenni di come l’impegno etico
e civile sul quale è costruita la nostra speranza di convivenza ordinata, capace di non
arretrare neppure di fronte al sacrificio più estremo e alla violenza più odiosa, non può certo
tollerare per un solo giorno ancora un’ombra così inquietante su istituzioni talmente
prestigiose.
Mai come in questa vicenda l’esigenza di fare, e far presto, costituisce la doverosa
forma di adempimento della legge che deve distinguere una classe dirigente degna di questo
appellativo da una solo ipocrita e meschina.
Sono convinto che non sei sordo a queste esigenze, e in maniera condivisa sapremo
esprimerne la risposta più convinta e degna del rispetto che anche così si deve a chi ha
preferito sacrificarsi alla mafia, più che rivelarle segreti d’ufficio.
Antonio Di Pietro
""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""